È un inferno Haiti dove bande armate controllano gran parte della capitale Port-au-Prince e saccheggiano case e negozi. Ed è qui in questo scenario di guerra nel pieno di una catastrofica crisi umanitaria che si trovano alcuni bambini adottati da tempo, all'interno di orfanotrofi in attesa di poter abbracciare i loro genitori. Un'odissea che inizia a febbraio, parliamo con Silvia Girardi, portavoce di alcune coppie che chiedono che questa situazione venga presto sbloccata. "Il console italiano a Port-au-Prince aveva ricevuto materialmente i lasciapassare ma non era autorizzato a rilasciarli al nostro referente finché non veniva fatto il riconoscimento, l'identificazione meglio dei bambini." Occorre il riconoscimento in presenza di questi bambini così come previsto dal regolamento. La Farnesina si è immediatamente attivata attraverso l'ambasciata d'Italia a Santo Domingo e il consolato onorario a Port-au-Prince per arrivare ad una soluzione il prima possibile. Il problema è che in un contesto come quello di Haiti, spostare i bambini dagli orfanotrofi al consolato e quindi all'aeroporto è troppo pericoloso perché potrebbero essere attaccati dalle gang criminali, così la situazione resta bloccata con sei bambini che attualmente sono a Port-au-Prince e uno a circa 200 km di distanza, possono vedere i loro genitori adottivi solo attraverso uno schermo, in videochiamata, nel migliore dei casi una volta alla settimana. La preoccupazione dei genitori è che possano trovarsi in pericolo. "Giovedì scorso sono stati sgozzati due missionari americani e un reverendo haitiano, erano all'interno di una missione e le bande sono entrate e li hanno uccisi, c'erano bambini quindi il nostro terrore è che queste bande possano entrare negli orfanotrofi.".