"Dopo i sanguinosi raid israeliani su Beirut colpiremo il centro di Tel Aviv". Questa la minaccia del segretario generale di Hezbollah Naim Qassem durante un discorso pubblico alla nazione. Parole dure che arrivano in un momento delicato in cui l'amministrazione americana, con l'invio in Medioriente dell'emissario speciale della Casa Bianca Amos Hochstein, spinge per una tregua tra la milizia partito sciita libanese e Israele. Il Partito di Dio avrebbe accolto, seppur con delle riserve, la proposta americana e avrebbe anche accettato di separare il cessate il fuoco con lo stato ebraico dalla pausa dei combattimenti con Hamas a Gaza. I libanesi vorrebbero mantenere al centro dell'accordo la risoluzione 1701 approvata dalle Nazioni Unite alla fine dei 34 giorni di guerra tra Hezbollah e l'esercito israeliano nell'estate del 2006 e che ha rafforzato il mandato dell'Unifil, la forza di interposizione delle Nazioni Unite, per operare in Libano a sud del fiume Litani insieme all'esercito regolare libanese. Ora la palla passa ad Israele dove nelle prossime ore Amos Hochstein dovrebbe incontrare il premier israeliano Benjamin Netanyahu per continuare le trattative. Il principale nodo da sciogliere sembrerebbe essere la richiesta del governo israeliano di avere libertà di azione sul territorio libanese nel caso in cui Hezbollah dovesse violare l'accordo. Intanto all'interno della striscia di Gaza i raid dell'aviazione israeliana hanno ucciso diverse persone nell'area umanitaria di Al Mawasi, vicino a Khan Yunis, nel sud dell'enclave palestinese, portando il numero totale delle vittime dall'inizio del conflitto a quasi 44.000 persone.