Colpevoli di sovversione. Per 14 di 47 attivisti pro-democrazia arrestati da Hong Kong per le grandi manifestazioni liberali del 2019 è arrivato il primo verdetto, due degli imputati sono stati assolti in questo storico processo celebrato in un tribunale blindato da cordoni di ordine pubblico e che applica la legge sulla sicurezza nazionale, legge voluta fortemente da Pechino nel territorio autonomo, ex colonia britannica, provvedimento varato dal Governo nel 2020 e che per le associazioni dei diritti umani ne limita fortemente la libertà. Gli imputati sono stati accusati di cospirazione sovversiva per aver organizzato e partecipato alle primarie, complotto feroce per creare la paralisi nel leader e nel Governo di Hong Kong, rischiano ora sino all'ergastolo. In aula la rappresentanza diplomatica di Europa, Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia per testimoniare l'attenzione internazionale sul processo, attesa la sentenza con le pene a giorni che potrebbe assestare un ulteriore duro colpo allo stato di diritto alla libertà di Hong Kong e dunque danneggiarne la reputazione di centro finanziario globale. Un verdetto liberticida per gli attivisti democratici nell'ex colonia britannica dall'entrata in vigore della legge sulla sicurezza voluta da Pechino un ondata di arresti ha colpito attivisti democratici e candidati dell'opposizione e ha portato alla chiusura di media liberali e diverse ONG. Una decina i fermati tra gli attivisti giunti intorno al tribunale per assistere al verdetto, nel mirino dell'autorità di Hong Kong quanti hanno lavorato per decenni affinché la città, anche dopo il suo passaggio alla Cina, mantenesse le piene libertà promesse da Pechino alla Gran Bretagna.