Far tornare a brillare la Mezzaluna Iraniana. Farla splendere di nuovo nel cielo del Medio Oriente. La prova di forza nucleare annunciata dal Presidente iraniano Rohani che ha dato il via libera alla ripresa dell'arricchimento di uranio dell'impianto di Fordo, non è solo una scelta emotiva di fronte all'inasprimento delle sanzioni economiche americane, ma una strategia per riconquistare forza e spazio di manovra. La concomitanza di questo annuncio con il quarantesimo anniversario dell'assalto all'ambasciata americana di Teheran in cui, secondo i guerriglieri della rivoluzione, venne dimostrata, per la prima volta, la fragilità degli Stati Uniti non è un caso. Oggi Rohani spiega che il processo nucleare è reversibile, che si può tornare indietro. Ma i Paesi che firmarono l'accordo nucleare del 2015 devono compensare gli effetti dell'embargo americano. L'alternativa, di fronte a sanzioni considerate uno strumento di guerra per istigare proteste che facciano crollare regime dal basso, non può essere la rinuncia alla possibilità di dotarsi dell'arma atomica, soprattutto nel momento in cui divampa la protesta in Iraq e Libano. Terre in cui più forte è l'influenza iraniana. Un fuoco su cui, dicono da Teheran, sono Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita a soffiare. Teheran non può cedere di fronte agli USA, il grande Satana, soprattutto in un momento in cui il Presidente Trump ha mostrato tutta la sua debolezza, lasciando la Siria, e di fatto tutta la Regione, nelle mani della Russia di Putin.