Da giovani scamiciati e raffinati businessman che controllano i gangli del potere dell'Iran. L'evoluzione dei Pasdaran si può riassumere in questa parabola e riflette la storia della rivoluzione della Repubblica Islamica: da rivolta popolare a regime dispotico. Il punto, però, è un altro: chi sono oggi i Guardiani della Rivoluzione che in passato hanno protetto l'autorità religiosa, da Khomeini in poi, e che nella Guida Suprema hanno l'unica e indiscussa autorità. Nati nel 1979 per proteggere l’ayatollah, i Pasdaran diventarono rapidamente un corpo militare. E la guerra con l'Iraq, scoppiato un anno dopo l'ascesa di Khomeini, fu il loro battesimo di fuoco. È questo passaggio che fece sì che i giovani rivoluzionari, dal controllo dell'ordine pubblico, divenissero la colonna portante della retorica del nuovo Paese, gli eroi della prima Guerra del Golfo. E, tanto onore, comporta non solo responsabilità, ma anche un ampliamento del potere, tanto da avere oggi un esercito, un'aviazione e una marina, oltre all'intelligence, le Forze al Quds e suoi corpi speciali inquadrati negli Ansar al Mahdi. I Pasdaran non hanno però rinunciato alla componente spontaneistica con il corpo dei Basij, volontari preposti alla sicurezza pubblica. E ogni ramo ha una sua complessa articolazione. Li si è visti all'opera in diversi teatri, dal Libano, sia nel 1982 che nel 2006, alla Siria, a fianco delle forze di Bashar al-Assad. Una struttura così complessa ha necessità di finanziamenti, e grazie alla loro ampiezza, oggi, secondo calcoli ufficiosi, si pensa che controllino un terzo dell'economia della Repubblica Islamica. Hanno legami con più di un centinaio di aziende e un fatturato superiore ai 12 miliardi di dollari tra affari e costruzioni. E se il loro potere economico è difficile da valutare, è pressoché impossibile capire quanti siano gli effettivi: le stime sono di circa 210mila uomini.