Il segnale rosso si accende nella sala controllo a meno 2 ore e 35 minuti dal lancio. Il grande schermo va a nero e tutto si ferma a partire dal conto alla rovescia. Poco dopo in sala stampa arrivano le spiegazioni: "Eravamo alle fasi finali e stavamo per ritirare il mobile gantry, operazione necessaria per effettuare il lancio, prevista a poche ore prima. Questa operazione non è stata possibile per un problema meccanico. Quindi abbiamo deciso di interrompere la sequenza di lancio". E noi c'eravamo andati, a fine mattinata, a un centinaio di metri dalla rampa di lancio per raccontare di quell'edificio mobile che racchiudeva, come in uno scrigno, lanciatore e satellite, e che poi non si è mosso. "C'è stato un problema meccanico dentro questo edificio in cui il lanciatore viene assemblato insieme con il satellite, e che deve essere poi spostato per consentire al lanciatore di poter essere, appunto, lanciato". Prima, in una lunga giornata destinata a concludersi con la delusione di un appuntamento mancato, eravamo stati dentro il centro controllo del razzo made in Italy Vega, dove una squadra composta da una sessantina di persone stava lavorando freneticamente alle operazioni che precedono un conto alla rovescia così importante e atteso, provando e riprovando le procedure, i bottoni rossi sempre in vista, i sorrisi a denti stretti, mentre saliva la tensione e il nervosismo. "Dopodiché vi farò un breve conto alla rovescia, tre-due-uno, ...". Alla fine il guasto è stato meccanico e qui non viene considerato un grosso problema, non riguardando né il lanciatore né il satellite, che restano sulla rampa di lancio pronti al decollo. "Abbiamo rinviato il lancio di un solo giorno perché, appunto, è stato veramente una inezia rispetto alla complessità del progetto e a tutte le persone che ci stanno lavorando con assoluta dedizione". Nello spazioporto resta una sala controllo vuota, uno schermo spento e la speranza che oggi sia un altro giorno.