Ancora proteste e violenze per le strade di Nairobi e delle principali città del Kenya, contro il Governo e il Presidente William Ruto. Nell capitale sono diversi gli episodi violenti, i negozianti hanno abbassato ancora una volta le serrande per il timore di disordini. La polizia che sorveglia le manifestazioni disperde i dimostranti con i gas lacrimogeni. E sono decine le persone arrestate che ai reporter dicono: "non abbiamo fatto nulla". Proteste iniziate il 18 giugno, contro la legge finanziaria che introduceva nuove tasse su beni di largo consumo, che si sono trasformate in un movimento nazionale di sfiducia nel Governo. Nonostante il passo indietro del Presidente Ruto che il 26 giugno, sulla scia degli scontri di piazza, ha annunciato il ritiro del testo di legge, sono centinaia le persone scese in strada in queste settimane, in particolare i giovani. A Mombasa come a Nairobi, le manifestazioni continuano. E mentre il Governo cerca di placare gli animi e tenere nascosti i numeri della repressione da parte della polizia, l'agenzia ufficiale per la protezione dei diritti umani parla di quasi una quarantina di morti negli scontri, oltre 300 i feriti. Numeri che le Istituzioni negano, mentre i manifestanti usano bare vuote come simbolo di protesta. Come per il numero degli arresti che, secondo le ONG per la difesa dei diritti umani, sarebbe altissimo. Molti di questi sono stati eseguiti ancor prima dell'inizio dei cortei, denuncia la stampa locale, che parla di veri e propri "rapimenti", in particolare di attivisti e influencer che alimentano la protesta via social.