Sono state parole di fuoco. Non a caso la Guida Suprema ha deciso di parlare tenendo un fucile accanto a sé; davanti a decine di migliaia di persone accorse nella grande moschea di Teheran per commemorare il leader di Hezbollah Nasrallah, l'ayatollah Ali Khamenei ha presieduto la preghiera del venerdì per la prima volta dal gennaio 2020 dopo che un drone americano aveva ucciso a Baghdad il generale Soleimani comandante delle guardie della rivoluzione. Khamenei traccia la rotta e prova a unire il mondo musulmano dopo l'uccisione dell'alleato Nasrallah che segue di un paio di mesi quella del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh ucciso da Israele proprio a Teheran il 31 luglio. Innanzitutto dice la Guida Suprema, l'attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre è stata un'azione legittima perché tutti i paesi hanno diritto di difendersi. Anche l'attacco missilistico di Iran contro Israele con 200 missili lanciati in risposta all'eliminazione di Nasrallah è stata solo una punizione minima una piccola azione rispetto ai crimini commessi da Israele per questo l'asse della Resistenza ha proseguito l'Ayatollah non si tirerà indietro e continuerà la lotta fino all'eliminazione della vergognosa esistenza dei sionisti. Le nazioni musulmane hanno un nemico comune e devono creare una cintura di difesa dall'Afghanistan allo Yemen, dall'Iran a Gaza e al Libano. I musulmani devono resistere unirsi contro quello che Khamenei definisce il lupo assetato di sangue. Cioè, Israele. Un appello che mira anche a superare la tradizionale divisione tra sciiti e sunniti da sempre uniti dalle ostilità al sionismo e dalla solidarietà alla causa palestinese unità messa in crisi dagli accordi di Abramo e dai negoziati sotterranei tra Israele e Arabia Saudita. Non è un caso che l'attacco missilistico iraniano contro Israele dei giorni scorsi sia stato celebrato come una vittoria anche per le strade di Baghdad capitale dell'Iraq e l'enorme bandiera palestinese stesa all'interno della grande moschea di Teheran è solo la plastica dimostrazione di una delle poche cause che unisce davvero la Nazione dell'islam.