La più industrializzata, la più attraente per gli investimenti stranieri, quella con il miglior mercato del lavoro. La Catalogna è la regina di Spagna, almeno dal punto di vista economico. Nel 2016 il suo prodotto interno lordo è cresciuto del 3,5 per cento e ha contribuito a un quinto della ricchezza dell’intero Paese. Oltre 200 miliardi di euro, come, per fare un esempio, l’intero Portogallo. Il reddito medio dei catalani supera i 27.000 euro l’anno, 3.000 in più della media spagnola. Barcellona è uno dei principali porti del continente. Il 25,6 per cento delle esportazioni spagnole sono catalane e il 65 per cento delle esportazioni catalane è diretto a Paesi dell’Unione europea. Nell’intera regione hanno la loro sede molte grandi aziende iberiche, dall’abbigliamento alle banche, passando per l’alimentare e l’auto. Per non parlare delle imprese straniere, circa 7.000, invogliate da una burocrazia leggera ed efficiente. Un contesto – quello catalano – dove è più facile, rispetto al resto della Spagna, trovare un lavoro. La disoccupazione, anche quella giovanile, pur essendo superiore a quella che si registra in molti altri Paesi europei, Italia compresa, è più bassa della media nazionale. Inoltre, è diminuita negli ultimi anni più di quanto sia accaduto altrove in Spagna, riemergendo dalla crisi economica in modo più veloce. Più rapida è stata, però, anche la crescita del debito pubblico, che dal 2009 in Catalogna è triplicato, superando di gran lunga la media nazionale.