Partenza da Leopoli, con un'auto carica di cibo e latte, acqua e pannolini, dolore e speranza. Alla guida, c'è nonno Vassili, è lui ad accompagnare le tre cognate, quattro nipoti alla frontiera con la Polonia. Lui ha 60 anni, e tornerà indietro dai figli maschi. La prima strada che imboccano alle 10 del mattino di venerdì, è quella che porta Shehyni l'unica dogana che, in quel momento, si può attraversare a piedi ma tutti sono diretti li. Alle 23, dodici ore dopo, ci sono ancora 15 km da percorrere a passo di lumaca, ma sono stati aperti altri due passaggi pedonali, e così decidono di lasciare questa coda di auto, e di aggiungere quella di Hrushiv. È l'una di notte, la temperatura è scesa sotto lo zero, qui la fila si snoda per 12 km. Arriva l'alba, tra le auto ogni tanto si affaccia qualche volontario, un panino, una bottiglietta d'acqua. D'altra parte, lungo la strada non ci sono negozi aperti. Alle 11 del mattino, hanno percorso solo 3 km, i motori delle auto sono accesi per riscaldare gli abitacoli, l'aria intorno è irrespirabile. I bambini, sono troppo piccoli per percorrere chilometri che restano a piedi. Irina e Cristina, con i loro piccoli resteranno da alcuni cugini in Polonia, Oksana con la sua bambina e due zaini è diretta a Milano. Appena avranno superato quella frontiera, tutto sarà più vicino.