Le strette di mano negate a Trump

07 lug 2017
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Ha puntato dritto verso Melania per stringerle la mano, Agata Kornhauser-Duda la first lady polacca, con il braccio teso come le sue certezze subito dopo essersi accorta di aver dato in pasto alla stampa un’altra perla da inanellare al fantastico pallottoliere delle figuracce di Trump. Il mancato saluto al Presidente americano, lasciato lì con la mano a mezz’aria, è entrato nel libro nero di Trump, quello che si apre a ogni gaffe a margine, spintoni e dimenticanze comprese. Fiumi d’inchiostro sono stati spesi lo scorso maggio per il doppio rifiuto di Melania che in quarantotto ore ha negato la mano al marito per ben due volte: all’aeroporto Ben-Gurion di Tel Aviv davanti all’intero Governo israeliano, mobilitato dal Premier Netanyahu per l’occasione prima, scendendo dall’Air Force One all’arrivo a Roma poi. Solo entrando nella Cappella Sistina Melania ha perdonato il suo Donald tenendolo per mano e camminando verso il Giudizio universale per una suggestiva photo opportunity. Melania, la first lady dimenticata troppe volte, perfino sulle scale d’ingresso della Casa Bianca il giorno dell’insediamento, quando azzurra come un confetto rincorreva con un regalo in mano un marito impaziente di entrare nello Studio Ovale e mettere alla porta l’inquilino precedente. Melania, la coscienza del Presidente, quella che a Pasqua ha ricordato al marito che, durante l’inno nazionale, la mano va messa sul cuore. Su due sponde opposte sono rimasti Donald Trump e Angela Merkel durante l’incontro avvenuto lo scorso marzo nello Studio Ovale ma in quell’occasione è stato il Presidente americano a negare la mano alla Cancelliera tedesca, chiesta per la consueta foto da consegnare alla stampa. Ma è al vertice NATO di Bruxelles che il Comandante in capo della Casa Bianca ha attirato l’attenzione della stampa, prima per la prova di forza in cui si è scontrato con il neoeletto Presidente francese sulla stretta di mano più vigorosa, poi per essere stato schivato, senza neanche troppa nonchalance, sempre da Macron che all’ultimo ha preferito dirigersi verso la Merkel. E sempre in quell’occasione il suo atteggiamento da bullo ha attirato più attenzioni che i dossier da trattare: ha spintonato il Premier del Montenegro perché nessuno può mettere Trump in seconda fila fino alla prossima stretta di mano.

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