Mi dispiace che il Papa abbia parlato di genocidio. È una parola inadeguata, che viene usata con troppa facilità, di fatto ridimensionando l'unico vero genocidio della storia, quello che abbiamo vissuto noi: la Shoah. Sono parole pesanti quelle che la scrittrice e poetessa sopravvissuta ad Auschwitz, Edith Bruck, pronuncia a proposito delle anticipazioni sul nuovo libro di Papa Francesco. Una pubblicazione in occasione del prossimo Giubileo in cui il Pontefice con molta cautela esprime i suoi dubbi. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s'inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali. Tanto è bastato a scatenare l'ira dell'ambasciata israeliana presso la Santa Sede: il 7 ottobre c'è stato un massacro genocida. Qualsiasi tentativo di chiamare l'autodifesa con qualsiasi altro nome significa isolare lo Stato ebraico. Di tutt’altro tenore, come del resto era prevedibile, la reazione della Comunità palestinese. Yousef Salman, Presidente della Comunità palestinese di Roma e del Lazio, loda invece il coraggio del vescovo di Roma: Papa Francesco ha invitato al rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite e della legalità internazionale. Perché in effetti gli interrogativi di Francesco sono gli stessi espressi nel rapporto del Comitato speciale delle Nazioni Unite, che ha sottolineato come le pratiche israeliane nella Striscia di Gaza corrispondono alle caratteristiche di un genocidio. Che, secondo la convenzione internazionale del 1948, è un crimine internazionale commesso con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.