Dopo un anno dal terribile massacro compiuto dai terroristi di Hamas nei kibbutzim vicino alla Striscia di Gaza, il braccio armato del movimento islamista palestinese giura che continuerà una lunga guerra di logoramento contro Israele. Un Paese, ad oggi, coinvolto in più fronti di guerra: non solo Gaza e la Cisgiordania ma anche lo Yemen, la Siria e il Libano, al momento il fronte più caldo dove Hezbollah, nonostante i duri colpi subiti nelle ultime settimane all'interno della sua catena di comando, si dice pronto a continuare ad attaccare lo Stato ebraico, definito dalla milizia-partito libanese un cancro da estirpare. Ne è la prova il lancio di oltre 100 razzi dal Sud del Libano verso il Nord di Israele, molti dei quali hanno colpito Haifa, causando una decina di feriti. Nonostante la linea dura del Premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ordina nuovi strike al Sud nella valle della Beqa' e nella periferia Sud di Beirut per smantellare la capacità operativa dei miliziani sciiti, Hezbollah, anche se orfana del suo leader e che accusa l'esercito israeliano di usare i Caschi Blu di UNIFIL come scudi umani, sembra non avere nessuna intenzione di indietreggiare. Il cerchio di fuoco si stringe su Israele, che pianifica come e quando rispondere all'attacco iraniano della settimana scorsa. Una risposta che potrebbe inasprire ulteriormente il conflitto, ormai diventato Regionale, portando il cosiddetto "asse della resistenza" a coalizzarsi maggiormente contro quello che i proxy devoti a Teheran chiamano nemico sionista.