Che succede a Corporate America? Le più grandi aziende degli Stati Uniti, che spesso nel loro settore sono anche le più grandi aziende del mondo, hanno iniziato l'anno licenziando a più non posso. Non si salva nessuno, né i media, né Wall Street, né i colossi della Silicon Valley. L'ultima ad annunciare massicci tagli al personale è niente meno che Microsoft, la mitica società di software fondata da Bill Gates. 10mila dipendenti a casa a partire da subito, pari al 5% di una forza lavoro da oltre 220mila persone, l'altro giorno a spedire 18mila lettere di licenziamento era stata Amazon, il gigante dell'e-commerce che impiega quasi un milione e mezzo di dipendenti in tutto il globo e prima ancora l'avevano anticipata Facebook 11mila esuberi, il 13% del personale, Twitter e Tesla 3.700 e 6.000, la televisione CNN e perfino la più importante banca d'affari sulla terra Goldman Sachs che ha tagliato oltre tremila bankers. Si preparano tutti a un 2023 meno roseo del previsto, l'inflazione è persistente e il rialzo dei tassi deciso della Federal Reserve per contrastarla sta spingendo l'economia americana verso la recessione, ancora non si sa quanto profonda. Il rallentamento si vede già nei numeri di dicembre, la produzione industriale è scesa dello 0,7% contro lo 0,1% atteso, le vendite al dettaglio sono calate di oltre l'1%. Può sembrar poco ma dopo il rimbalzo post pandemico per fronteggiare il quale le grandi società avevano assunto tantissimo, solo Microsoft 75mila persone in 3 anni, è una brusca frenata. Nonostante la disoccupazione di appena il 3,5% e il mercato del lavoro nuovamente sopra i livelli pre Covid finisce così che alcune corporation si ritrovano con più uffici che dipendenti, tanto che Twitter, ad esempio, ha appena messo all'asta gli arredi e le macchinette del caffè della sede di San Francisco.