Non era difficile immaginare che la nuova provocazione di Pyongyang sarebbe arrivata a stretto giro: e così è stato. Mentre si è appena concluso in Indonesia il G20, si inaugura a Bangkok l'APEC, il vertice dei Paesi del Pacifico, la Corea del Nord ha lanciato, stamane, un missile balistico intercontinentale che, dopo aver percorso circa 1000 km, 22 volte la velocità del suono, si è inabissato a circa 200 km al largo dell'Isola di Hokkaido, nelle acque che il Giappone considera di zona economica esclusiva. Secondo le prime informazioni comunicate dal Ministero della Difesa di Tokyo, il missile, lo stesso testato senza grande fortuna lo scorso 4 Novembre, avrebbe una potenziale gittata di circa 15 mila km; abbastanza, per raggiungere e colpire qualsiasi zona degli Stati Uniti. La notizia ha provocato immediate e dure reazioni da parte dei leader presenti al vertice APEC di Bangkok, tra i quali la vice presidente USA Kamala Harris, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ed il premier giapponese Fumio Kishida che, assieme ad altri leader regionali, Australia, Canada e Nuova Zelanda, si riuniranno per concordare una reazione comune con probabile richiesta di una riunione d'emergenza del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Più moderata, la reazione ufficiale di Pechino che, in un comunicato ufficiale del Ministero degli Esteri, sollecita le parti a risolvere le rispettive preoccupazioni, in modo equilibrato, attraverso un dialogo significativo. Il presidente USA Biden aveva chiesto ufficialmente alla Cina di agevolare il dialogo con Pyongyang ma, nel corso di una conferenza stampa aveva poi precisato di non essere più tanto convinto che Pechino abbia davvero una decisiva inflenza sul regime nordcoreano che nel frattempo batte l'ennesimo colpo, costringendo il mondo, al momento concentrato sull'Ucraina, a ricordarsi che c'è anche la questione coreana che, da oltre 70 anni, aspetta una soluzione.