Crescono le pressioni internazionali su Israele, anche il presidente degli Stati Uniti avalla il sospetto che il Primo Ministro Netanyahu stia prolungando la guerra su Gaza per ragioni di politica interna. "La gente che lo pensa ha tutte le ragioni", dice in un'intervista rilasciata al Magazine Time ricordando che anche prima dell'attacco di Hamas il capo del Governo israeliano aveva la gente in piazza contro una contestatissima riforma della giustizia. Poi però corregge il tiro "Non credo che Netanyahu faccia politica con la guerra" precisa, "Cerca solo di risolvere problemi molto seri." La Casa Bianca ha disperatamente bisogno che si arrivi a un "Cessate il fuoco" prima delle elezioni di novembre, per questo ha avanzato un piano di pace già accolto da Hamas che sembrava inizialmente concordato con Israele ma che poi Netanyahu ha frenato. L'America non cambia sponda: "Hamas potrebbe chiudere tutto questo domani rilasciando gli ostaggi" dice il Presidente che ammette di credere che gli otto americani rapiti possano essere ancora vivi pur non avendone certezza. E sui possibili crimini di guerra israeliani denunciati dalla Corte penale internazionale non riconosciuta da Washington è scettico, anche se ammette che i palestinesi stanno patendo mancanza di cibo, acqua e medicinali. I leader del G7, che tra pochi giorni si incontreranno in Italia, spingono le parti ad approvare l'accordo delineato dal presidente americano. Attorno a metà giugno Netanyahu parlerà al congresso dov'è stato invitato in maniera bipartisan da democratici e repubblicani.























