Tre anni e mezzo di carcere, vero, nessuna sospensione, né arresti domiciliari, né soprattutto alcun trattamento di favore nei confronti di Alexiei Navalny, il blogger anti-Putin arrestato a Mosca dopo il suo rientro in patria. La procura generale che domani è convocata per pronunciarsi sul caso dell'avvocato non ha lasciato spazio a dubbi. Il comportamento dei Alexiei Navalni, si legge nella nota della Procura, è alla base della richiesta di annullare la condizionale e tale richiesta è stata riconosciuta come legale e ragionevole. Tutto prevedibile, per certi versi, dopo il sospetto avvelenamento da parte dei fedelissimi di Putin, e qui il termine "sospetto" è davvero uno scrupolo giornalistico, il suo rientro in Russia. Navalny è stato arrestato e ora dovrà scontare la pena che gli è stata comminata dal tribunale per i reati di sedizione, ma su di lui pende anche l'accusa di frode fiscale che potrebbero costargli altri 10 anni. Quel che era meno prevedibile per il Cremlino era la reazione della piazza, migliaia di manifestanti sono scesi per le strade scontrandosi con le forze dell'ordine per chiedere il rilascio dell'oppositore e la repressione è scattata feroce, provocando scandalo ù nell'Ue e in tutto l'Occidente che ha chiesto la liberazione del blogger. Il bilancio della repressione stilato dalla Ong OWDinfo parla di almeno 5414 manifestanti arrestati di proteste in tutta la Federazione. Il punto però è che questo dissenso si manifesta soprattutto nelle città medio grandi, mentre nella Russia profonda, nelle campagne, nelle dacie, il favore nei confronti del Presidente Putin è ancora altissimo, per non tacere del fatto che stanno emergendo dettagli del passato di Navalny che non collimano esattamente con il ritratto del paladino delle libertà civili, come le sue posizioni palesemente xenofobe e ultranazionaliste.