Mentre Hezbollah, movimento sciita libanese, alleato dell'Iran, lancia una serie di attacchi sulla città di Hurfeish, nel nord di Israele, ferendo una decina di persone, il premier israeliano Benjamin Netanyahu minaccia di aprire un nuovo fronte di guerra con il Libano. Un Paese segnato da circa 8 mesi dalle tensioni crescenti tra l'esercito con la stella di David e gli uomini armati di Hassan Nasrallah ed un attacco all'ambasciata americana di Beirut, che ha provocato due feriti, tra cui l'aggressore di nazionalità siriana che ha aperto il fuoco destabilizza ulteriormente la regione mediorientale, in un momento in cui le pressioni della comunità internazionale, in primis dell'amministrazione americana di Joe Biden che spinge da settimane Israele e Hamas a siglare un accordo per raggiungere la fine delle ostilità all'interno della Striscia di Gaza non sembrano sortire gli effetti sperati. Una tregua, secondo la Casa Bianca, che potrebbe servire anche a contenere la violenza tra il nord dello Stato ebraico e il sud del Libano, evitando che gli attacchi quotidiani tra le parti si trasformino in un conflitto aperto a tutti gli effetti. Eppure le trattative per un cessate il fuoco, per ora, sono in fase di stallo, nonostante gli sforzi gli Stati Uniti, Egitto e Qatar, i principali Paesi mediatori, Ismail Haniyeh il capo dell'ufficio politico di Hamas insiste sulla fine dei combattimenti mentre Israele ribadisce la volontà di decapitare il movimento islamista palestinese, l'unico modo agli occhi di Netanyahu per far sì che Gaza, dopo il sanguinoso attacco del 7 ottobre, non rappresenti mai più una minaccia per il popolo israeliano.























