31 ottobre, il giorno in cui, ancora una volta il Regno Unito non esce dall'Unione Europea. Il giorno in cui John Bercow fa un passo indietro e la saga della Brexit perde uno dei suoi protagonisti. Il giorno in cui parte la campagna elettorale per il terzo voto politico in quattro anni con sondaggi che danno ai conservatori un vantaggio di almeno 15 punti sui laburisti mentre JP Morgan assegna ai Tories su una maggioranza di 60 seggi. Per farcela, Boris Johnson, deve espugnare le circoscrizioni del nord dell'Inghilterra, laburista ma Brexit. “Lui sa, facciamo la Brexit” scandisce. Non potrebbe essere più netto. Sicuro, frustrato per l'ennesimo rinvio colpa di Westminster, la linea è sempre quella, il popolo contro il Parlamento. dall'altra parte della barricata il popolo contro le élite. La lotta alle disuguaglianze è il cavallo di battaglia di Jeremy Corbyn. A malincuore, nell'Arena della Brexit cerca di tenere unito partito e Paese. Accordo ragionevole, ovvero, unione doganale Relazione commerciale con Unione Europea. Il Remain come opzione, la posizione Del partito si deciderà poi. Chissà se convincerà al voto utile gli europeisti, o se le sirene del liberaldemocratiche, non avranno la meglio. Il loro messaggio è semplice e netto “Revochiamo l'articolo 50” la parola torna al popolo, ma il rischio è che non sia, ancora una volta, l'ultima parola.