Autonomia, Mes, deficit, nomine UE. Sono tanti di scogli tra Italia e Bruxelles in questi giorni. Se il nostro paese rivendica il ruolo che gli spetta come terza economia dell'Unione e Paese fondatore, sono varie le questioni che complicano il rapporto con gli altri partner. L'Italia continua a bloccare la ratifica del nuovo meccanismo europeo di stabilità, impedendo quindi agli altri 26 stati membri che lo hanno approvato di farne ricorso in caso di bisogno. Prima il governo Meloni lo voleva legare alla riforma del patto di stabilità e alla riforma dell'unione bancaria, ora il ministro dell'economia Giorgetti ha chiesto che venga rivisto per consentire il sì dell'Italia. Ma questo fondo di assicurazione, che potrebbe salvare le banche europee in caso di crisi, rimane ancora arenato dalla contrarietà del governo di destra italiano. Lo stesso governo che sta andando avanti sulla legge sull'autonomia differenziata che ieri Bruxelles ha definito rischiosa per le finanze pubbliche. Nel documento che accompagna la procedura di infrazione per deficit eccessivo all'Italia, la Commissione Europea ha sottolineato come la legge in via di approvazione possa aumentare le disparità tra le regioni italiane. "D'altra parte il nostro governo critica gli altri partner UE per il modo in cui si stanno muovendo nel fare le nomine per i vertici istituzionali UE. Il governo di destra italiano si sente messo da parte dai leader di Francia e Germania che le elezioni europee le hanno perse pesantemente". Ma le frizioni sulle questioni economiche non facilitano la trattativa col governo italiano, che a casa non ha visto ridurre il proprio consenso elettorale ma in Europa rischia di rimanere isolato nelle decisioni che contano.