Molibdeno, Terbio e Uranio ma anche gas, petrolio e una posizione geograficamente strategica a metà strada tra America ed Europa. Ecco perché il prossimo Presidente degli Stati Uniti vuole a tutti i costi la remota isola di Groenlandia, enorme territorio autonomo della Danimarca quasi totalmente ricoperto da ghiacci e abitato da neanche 60000 persone. Per Trump che ha spedito in avanscoperta il figlio con l'aereo di famiglia la Groenlandia è vitale per la sicurezza americana ed è perciò disposto ad averla o con le buone, comprandola, o con le cattive lasciando intendere addirittura una invasione militare. La Groenlandia è infatti una delle miniere meno sfruttate del pianeta, dispone di ingenti riserve di metalli essenziali per il settore della Difesa e per le industrie che operano nella transizione energetica. Poco importa se Trump pubblicamente ha sempre detto di non credere all'economia sostenibile o al cambiamento climatico perché sa perfettamente che proprio con lo scioglimento dei ghiacci l'estrazione sarà molto più facile e l'approvvigionamento di quei materiali garantirà agli Stati Uniti indipendenza nella produzione di microchip. E poi c'è la posizione, il passaggio a Nord-Ovest che raggiunge la Gran Bretagna attraverso l'Islanda è una delle rotte marittime più importanti del pianeta e tutta l'isola, la più grande del mondo, è considerata un baluardo militare contro potenziali attacchi dalla Russia tanto che già dagli anni 50 con un trattato di difesa l'Aeronautica americana vi installò una base missilistica piazzata esattamente tra Mosca e New York. "La Groenlandia non è in vendita", si è affrettato a precisare il suo Primo Ministro, mentre la Francia si è inalberata parlando di: "Inaccettabile attacco ai confini dell'Unione Europea", di cui però in punta di Diritto, l''Isola dei Ghiacci non fa parte.