Un governo instabile, cinque presidenti in due anni, una corruzione dilagante, una siccità pesante, una gestione del Covid catastrofica, una crisi economica che ha messo in ginocchio la società, il settore minerario, il più importante del Paese, sul piede di guerra e poi scioperi, disordini e tanto per non farsi mancare nulla, anche la persistenza di gruppi terroristici come Sendero Luminoso. In poche righe, questo il motivo per cui il Perù, che ha tutti i numeri per diventare un protagonista dell'economia sudamericana e mondiale, è invece nell'attuale situazione. Semmai l'interrogativo è capire quale ne sia l'origine. E questa affonda le sue radici nell'ascesa al potere di Alberto Fujimori, che ha governato in modo autoritario il Paese per 10 anni, dal '90 al 2000, con politiche liberiste aggressive ma soprattutto contaminando l'amministrazione pubblica con un tasso di corruzione che ancora oggi, sembra inestirpabile. Le disparità economiche e sociali, soprattutto tra città e campagna, hanno alimentato il malcontento che ha ridato vita al terrorismo nei casi più gravi. Ma che si è tradotto spesso, in ondate di scioperi e disordini che hanno paralizzato l'economia. Il Perù, appunto, è un potenziale gigante: è ricco di risorse minerarie che contribuiscono alla formazione del 10% del Prodotto Interno Lordo e che nel 2021 ha fruttato oltre 27 miliardi di dollari in esportazioni. Ma resta un nano. È vero che negli ultimi 20 anni la povertà è diminuita del 30%, ma questo benessere è giunto solo nei centri urbani, dove comunque ha privilegiato le classi sociali più alte. In questo contesto, la pandemia ha cancellato interi settori dell'economia e la sua gestione caotica ha portato a 212 mila morti, ponendo il Perù al secondo posto dopo la Bulgaria, nei Paesi con il maggior numero di vittime in rapporto alla popolazione. La cattiva gestione dell'amministrazione pubblica e la corruzione sono anche la conseguenza della dissoluzione dei partiti tradizionali e la mancata formazione di una classe dirigente all'altezza. Al momento dell'insediamento, la nuova presidente, Dina Boluarte, ha lanciato un appello all'unità nazionale per una tregua politica. Resta da capire chi sia in grado di rispondere al suo appello.