Strade bloccate e cariche della Polizia e clima tesissimo in tutta la Catalogna. Se la sentenza di condanna per sedizione emessa dal Tribunale Supremo spagnolo, con pene che arrivano a 13 anni per 9 dei 12 leader separatisti processati aveva già acceso le proteste della Regione, la notizia del nuovo mandato d'arresto internazionale spiccato per l'ex Premier catalano Carles Puigdemont ha infiammato ulteriormente un clima già incandescente, sul quale il Premier spagnolo Pedro Sánchez cerca di mediare, parlando del bisogno di aprire un nuovo capitolo basato sulla coesistenza pacifica attraverso il dialogo, nei limiti della legge e della Costituzione. La risposta che arriva però da Barcellona è pesante con il leader della Catalogna Quim Torra, che parla della sentenza come di un insulto alla democrazia. Le proteste, dunque, si moltiplicano e la Polizia ha caricato i manifestanti radunati nei pressi dell'aeroporto di Barcellona per respingere la folla che si stava dirigendo dall'uscita della metropolitana, al terminal principale. Gli indipendentisti hanno inoltre interrotto diverse strade catalane. “Queste persone sono state ingiustamente condannate anche se sapevamo già che sarebbe successo perché era già stato deciso. È stato un processo falso. Siamo totalmente indignati”, spiega dunque una manifestante ma è certo che la Spagna appare al momento spaccata. “Penso che il reato di ribellione fosse del tutto giustificato, perché si trattava di una vera e propria rivolta contro il diritto dello Stato e contro la democrazia”, afferma infatti quest’uomo, parlando però da Madrid. Il tutto alla vigilia delle elezioni politiche anticipate, le quarte in 4 anni, sulle quali la sentenza peserà probabilmente in modo determinante.