Proteste Serbia, perchè i giovani si ribellano contro il governo Vucic

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20 ore fa

Da quando a novembre scorso il tetto della nuova stazione ferroviaria di Novi Sad è crollato uccidendo 15 persone, in Serbia le proteste non si sono mai fermate e sono state talmente partecipate e sentite da essersi guadagnate l'appellativo di primavera serba. Gli studenti sono scesi in piazza a migliaia, formando raduni più imponenti di quelli che un quarto di secolo fa portarono alla cacciata di Slobodan Milosevic dopo le guerre balcaniche. E se All'inizio L'obiettivo era ottenere un'indagine e un processo trasparente sui fatti di Novi Sad, ben presto la protesta si è allargata al resto della popolazione che all'amministrazione del presidente Alexander Vucic, alla guida del Paese da dieci anni, chiede giustizia, democrazia e la fine della corruzione che da tempo inquina la politica serba. Accanto agli studenti hanno cominciato a scendere in piazza anche gli esponenti di altri settori della società civile, a partire dagli agricoltori storicamente vicini al partito di Governo, che hanno promesso di proteggere gli studenti con i loro trattori. Le forze di polizia hanno risposto ai cortei con pestaggi e cariche violente, in un clima di intimidazione che non ha fatto altro che alimentare la rabbia dei manifestanti per delegittimare i cortei. Vucic ha insinuato che dietro alle proteste ci fosse in realtà una regia delle potenze occidentali decise a rovesciarlo per destabilizzare la Serbia. Accuse messe a tacere da Bruxelles, che però stenta a prendere posizioni sul movimento che fa traballare il futuro del Presidente. Sullo sfondo il processo di adesione all'Unione Europea è in stallo. Il Kosovo rimane una questione tutt'altro che risolta e resta la tradizionale vicinanza storica e culturale tra serbi e russi che vede Belgrado allineata a Mosca in merito al dossier Ucraina, ignorando l'invito di Bruxelles ad adottare sanzioni contro il Presidente russo Putin e il suo entourage. La mobilitazione, intanto, non accenna a placarsi, almeno fino a quando non verranno prese in considerazione riforme democratiche capaci di rafforzare realmente lo stato di diritto. .