Crisi della democrazia francese, del Presidente Macron, dell'estrema destra di Marine Le Pen. Le elezioni regionali in Francia hanno tutti simili letture. In un'epoca di consenso instabile ogni appuntamento elettorale è visto come possibile spia di un'imminente rivoluzione democratica. Il prossimo anno i francesi sceglieranno il loro nuovo Presidente della Repubblica e tutti sono pronti ad assistere ad una nuova sfida tra l'attuale Presidente Macron, capo di un partito da lui fondato, moderato, di centro rivolto a sinistra e Marine Le Pen, erede del neofascista Fronte Nazionale che ha ripulito e reso più presentabile. Nelle elezioni regionali appena svolte, però, i candidati di entrambi i partiti sono andati male. Quelli legati al Presidente Macron non sono riusciti nella maggior parte dei casi neanche a raggiungere il 10% dei consensi, necessario per accedere al secondo turno, e il partito della Le Pen può sperare al massimo di ottenere una molto difficile rielezione in Provenza-Costa Azzurra, regione tradizionalmente di estrema destra. Chi ha vinto quindi? La destra tradizionale, i Repubblicani, eredi di Chirac e di Sarkozy. Ha trionfato Xavier Bertrand, candidato di destra alla presidenza della regione della Francia nord occidentale e già candidato alle presidenziali dell'anno prossimo. I Repubblicani, insomma, sembrano tornare di moda. Il punto, però, è che a queste elezioni si è registrata l'astensione più alta nella storia recente, ha votato meno del 35% degli aventi diritto. Le presidenziali dell'anno prossimo saranno un'altra storia, lì in genere non si va sotto il 70% degli elettori e la personalizzazione del voto, la scelta del singolo candidato Presidente prevale spesso sulla scelta del partito da votare. Insomma, Macron e le Pen sembrano ancora i favoriti a contendersi la presidenza ma iniziano a guardarsi con preoccupazione intorno. La destra tradizionale non è morta e potrebbe riprendersi ciò che in passato le è stato tolto: il consenso dei francesi.