Furono una firma e una stretta di mano i due momenti che sancirono il trasferimento del vivace polo finanziario di Hong Kong dal dominio britannico alla Cina. La Lady di ferro Margaret Thatcher siglò a Pechino nel 1984 una dichiarazione che mise le basi per quello che ancora oggi è definito il principio di un Paese e due sistemi e secondo il quale le politiche economiche e sociali della Cina, governata dal Partito Comunista, non sono applicate nella capitalista Hong Kong, questo a partire dall'effettivo passaggio di consegne del 1997 alla presenza del Principe Carlo e dell'allora presidente cinese Jiang Zemin e fino al 2047. Il Trattato che non offre soluzioni su che cosa accadrà al suo scadere rende l'aria di Hong Kong una regione amministrativa speciale con ampia autonomia, i suoi cittadini però accusano Pechino di una progressiva rottura dei patti, le richieste della popolazione di mantenere i suoi spazi di libertà, garantiti ad esempio da elezioni locali trasparenti ma minacciati dalla Cina, si sono spesso trasformate in un dissenso massiccio, represso dalla Polizia. Ci sono state: la protesta degli ombrelli nel 2014 a causa della nuova legge elettorale, le manifestazioni del 2019 interrotte dall'espandersi del Covid-19, proprio durante i mesi difficili del 2020 la Cina ha imposto nuove restrizioni, a giugno, in piena emergenza pandemica, il massimo organo legislativo di Pechino ha approvato una nuova legge sulla sicurezza nazionale pericolosamente vaga e ampia secondo Amnesty International e subito applicata per aumentare i controlli sulla popolazione. L'anno dopo nel dicembre 2021 la città ha votato per il rinnovo del Parlamento locale dopo che una nuova norma aveva ridotto il numero dei seggi e irrigidito i controlli sull'idoneità dei candidati.