Resta in carcere, da dove è apparso in video davanti ai magistrati russi. È stato respinto, da un tribunale di Mosca, l'appello di Alexei Navalny contro il suo arresto, il principale oppositore del leader Vladimir Putin rimarrà in custodia, proprio alcuni dei più stretti collaboratori dell'uomo, arrestato il 17 gennaio al suo ritorno a Mosca dalla Germania, sono stati fermati nelle scorse ore con l'accusa di aver violato le norme anti covid, dopo perquisizioni nelle loro abitazioni o uffici. I raid della polizia arrivano pochi giorni dopo le proteste in decine di città della Federazione, mentre sono attese nuove manifestazioni domenica. Un video della dottoressa personale dell'oppositore che durante la perquisizione del suo appartamento suona Beethoven al pianoforte è diventato virale in rete, la capacità di Navalny e dei suoi collaboratori di raggiungere, attraverso i social network, una vasta e giovane base è una minaccia per il leader russo, da quando ad agosto Navalny è sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento la sua popolarità, inoltre, ha attraversato i confini della Russia ed è costata a Putin critiche e sanzioni da parte della comunità internazionale. Forte di questa nuova attenzione Navalny ha apertamente sfidato la leadership russa quando ha reso pubblici i nomi, indirizzi e fotografie degli agenti dei servizi segreti che lo hanno pedinato per mesi e quando pochi giorni fa ha trasformato in un evento mediatico il suo ritorno in Russia, un arresto annunciato. Dal carcere ha spinto migliaia di russi a scendere in strada contro Putin, a rafforzare la sua posizione c'è ora un suo dettagliato documentario di due ore che accusa di corruzione, numeri alla mano, l'elite e il Presidente stesso, alla guida della Russia da vent'anni, e che ora con le piazze, pronte a riempirsi di nuovo, si trova davanti a un bivio. Usare la fermezza con la protesta e con Navalny, facendo dell'oppositore un martire, o abituarsi a una sfiancante guerra di posizione.