Troppo presto, secondo l’FBI, per dire se l’attacco ai rappresentanti repubblicani del Congresso americano abbia avuto una motivazione politica, se avesse come obiettivo proprio i politici riuniti in un campo da baseball. Il sospetto, però, serpeggia: pare che l’uomo che ha sparato, James T. Hodgkinson, fosse un sostenitore di Bernie Sanders, volontario durante la campagna elettorale per le primarie del Partito Democratico. Non è la prima volta che il fanatismo o la manipolazione della fragilità mentale di qualcuno producono morte. Senza andare tanto indietro nel tempo fino ai fratelli Kennedy, l’America di recente ha vissuto storie di aggressioni a esponenti di uno o dell’altro schieramento politico. L’ultima risale al gennaio 2011, a Tucson, in Arizona, quando fu ferita alla testa la deputata democratica Gabrielle Giffords. Favorevole all’aborto e alla ricerca sulle cellule staminali, ma contro i sussidi alle compagnie petrolifere, era lei l’obiettivo del ragazzo, appena ventidue anni, che sparò contro la folla. Sei persone rimasero uccise. Per restare al mondo anglosassone, appena un anno fa l’omicidio di Jo Cox, deputata britannica laburista aggredita a colpi di coltello e di arma da fuoco. Sette giorni dopo, il Regno Unito sarebbe stato chiamato a scegliere se restare dentro l’Europa o uscirne e Jo Cox era schierata contro l’uscita e si batteva perché il governo accogliesse un numero maggiore di profughi. Lontanissima da quello in cui credeva l’uomo che l’ha uccisa, vicino com’era all’estrema destra, a un gruppo suprematista bianco e totalmente ostile all’Europa.