Oltre 100 morti e 750 feriti in una folla di profughi che aspettava aiuti alimentari nella città di Gaza. Ma, a New York, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non riesce neppure ad approvare una dichiarazione che esprima preoccupazione. Il testo legava le notizie delle persone che, letterale, “hanno perso la vita” al fatto che, ancora letterale, "le forze israeliane abbiano aperto il fuoco". Ma è stato bloccato. Dalla riunione, avvenuta a porte chiuse, è trapelata solo la condanna francese per “l’ingiustificabile fuoco israeliano”, e la disperazione del rappresentante palestinese che ha raccontato di avere letteralmente implorato l’ambasciatrice americana perché appoggiasse la dichiarazione. Bruxelles parla di carneficina inaccettabile, Madrid non punta il dito ma il concetto è quello, Roma chiede di accertare l’accaduto. A Washington, l’insofferenza verso le azioni militari dell’alleato Mediorientale è crescente. Il Dipartimento di Stato ha fatto sapere di attendere risposte sull’episodio e ha ripetuto che qualunque numero di vittime è comunque troppo alto, mentre dalla Casa Bianca trapela sconforto per un accordo sulla liberazione degli ostaggi che il Presidente riteneva possibile nel giro di pochi giorni. Biden ne aveva parlato poche ore prima con i leader di Egitto e Qatar che stanno mediando con Hamas: l’obiettivo era, e resta, di arrivare a un cessate il fuoco di almeno sei settimane. Ma adesso sembra davvero lontano.