Le speranze di democrazia del Sudan si infrangono tra le ambizioni di potere dei militari al governo. Si spara per le strade di Khartum, la capitale, l'esercito regolare ha denunciato gli attacchi delle forze di supporto rapido RSF, paramilitari vicini ai mercenari del gruppo Wagner che in Ucraina combattono per la Russia. Si contano già diverse vittime. Nei giorni scorsi si sarebbe dovuto firmare un accordo per riportarle i civili al potere in Sudan dopo il golpe del 2019. Un passaggio appoggiato dalla comunità internazionale e rinviato per i disaccordi tra i due leader militari, il generale Abdel Fattah al-Burhan ai vertici del Consiglio sovrano e il capo delle RSF Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemedti. I paramilitari hanno rivendicato la presa del palazzo presidenziale e dell'aeroporto, il capo del governo di transizione ha smentito, ammettendo però il tentativo di occupazione dei luoghi strategici. Un aereo di linea è stato danneggiato mentre i passeggeri erano a bordo, non ci sono state vittime, ma i voli per il Sudan sono stati sospesi. Le milizie hanno diffuso un video in cui mostrano di circondare militari egiziani alleati di Burhan, nella base aerea di Merowe, situata nel nord del paese. Il Sudan è in condizioni economiche disperate, come testimonia chi lotta per la sopravvivenza: Il nodo del processo di transizione è legato al ruolo e quindi agli interessi dell'esercito nell'ipotetico governo civile. Il leader delle milizie paramilitari ne rivendica la centralità. Il Primo Ministro Abdalla Hamdok ha lanciato un appello: l'immediato stop delle violenze alle due forze opposte. Così come Stati Uniti, l'ONU e anche la Russia, ma con carri armati, aerei, fucili si continua a colpire.