Il famigerato gruppo Wagner, milizia paramilitare russa, starebbe sostenendo, nei combattimenti in corso in queste ore in Sudan, le forze di supporto rapido. Già pochi mesi dopo l'inizio della guerra in Ucraina, ufficiali africani e fonti della sicurezza di Washington, attraverso la stampa americana, avevano raccontato le attività dei mercenari russi. Inizialmente a sostegno sia dell'esercito regolare sudanese, sia del gruppo armato nato dalle sanguinose milizie Janjaweed, che durante la guerra nella provincia occidentale del Darfur, iniziata nel 2003, sono state accusate di crimini di guerra. Esercito e forze di supporto rapido, guidati rispettivamente dal generale a capo del paese, Abdel Fattah al-Burhan, e dal generale conosciuto come Hemedti, combattono ora su fronti opposti insanguinando le strade della capitale Khartum e non soltanto. I due leader militari, in cambio del sostegno del gruppo russo, che risponde a un oligarca vicino al presidente Vladimir Putin, avrebbero garantito concessioni minerarie nell'estrazione dell'oro alla brigata Wagner sin dal 2017. Il governo americano starebbe da mesi facendo pressioni su alleati regionali, come Emirati Arabi ed Egitto, per contrastare l'azione dei mercenari russi in Sudan. In seguito alla rivelazione di stampa sul coinvolgimento del gruppo Wagner a fianco di forze che da anni bloccano la transizione democratica iniziata nel paese con le rivolte popolari del 2019, sia Stati Uniti sia Europa hanno imposto nuove sanzioni alla brigata paramilitare che combatte attivamente a sostegno di Mosca in Ucraina. L'accusa è lo sfruttamento delle ricchezze naturali sudanesi per arginare i danni delle sanzioni imposte dai governi occidentali. Il Sudan servirebbe anche come base logistica per la penetrazione del gruppo in altri paesi africani, da Mali alla Libia, alla Repubblica Centrafricana.