Il giornalista di queste immagini fa parte della propaganda talebane e racconta la normalità della loro presenza dal centro di Herat. Perché nelle strade di questa importante città afgana, dove fino a giugno c'era il contingente italiano, i talebani stanno ormai sostituendosi nell'amministrazione quotidiana alle istituzioni, alle forze di polizia, al controllo sociale in ogni suo aspetto, fino negli ospedali, dove impartiscono disposizioni precise ai medici. E il terrore dei molti collaboratori afgani lasciati indietro anche del nostro contingente è che il loro destino sia ormai segnato. Questo è uno dei Tribunali islamici improvvisato in strada e pronto alla giustizia sommaria che prevede la morte per chi arbitrariamente e con estrema rapidità viene condannato. L'altra faccia della finta normalità ostentata dal giornalista talebano è il volto feroce degli estremisti islamici che nessuno sembra riuscire o voler fermare. I signori della guerra hanno da poco firmato intanto un accordo per combattere contro i talebani. Tra questi però non c'è Ismail Khan, l'uomo forte di Herat che da queste immagini non è chiaro se sia stato arrestato, come sembra, o abbia aderito spontaneamente al nuovo ordine. L'Occidente intanto svuota le proprie ambasciate. Per gli Stati Uniti preoccupati dalla rapidità dell'avanzata, 6.000 marines provvederanno all'evacuazione in sicurezza, mentre il Canada annuncia l'apertura del proprio paese a 20.000 rifugiati. Per l'Italia il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini spiega che è in corso il trasporto nel nostro Paese di personale afgano che ha collaborato con noi. "Provo a mandarti questa sera tutte le richieste, per favore vedi come mi puoi aiutare". Ma per molti ormai, che ci inviano messaggi disperati, la promessa di salvezza resterà semplicente una promessa.