“Un atto ostile, una dichiarazione di guerra”, arriva con forza la replica del Governo di Fayez al-Sarraj alle parole del Presidente egiziano, aveva dichiarato legittimo l'intervento del suo Paese nella crisi libica. Continua il braccio di ferro tra Egitto e Libia con il Governo nazionale che si rivendica come unico rappresentante legittimo dello Stato, rifiutando qualsiasi intervento estero. Sul conflitto è intervenuto oggi anche il Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, che in una conferenza stampa con il collega tedesco Heiko Maas ha espresso l'esigenza di una moderazione. La situazione sul terreno in Libia ci preoccupa. Temiamo che le operazioni in corso per la liberazione di Sirte possano condurre a nuovi combattimenti e soprattutto vittime civili. Una soluzione politica della crisi è ancora possibile. Faremo di tutto per evitare ogni tentativo di partizione della Libia. Si complica così quello che è già uno scenario teso, dove il conflitto libico continua a rappresentare un terreno fertile per la costruzione delle ambizioni geopolitiche estere. Tra queste anche quelle del capo del Cairo, che già dal 2014 e dall'inizio dell'operazione “dignità” da parte del generale Haftar ha preso una posizione chiara, alleandosi contro il Governo nazionale. La strada per la soluzione politica si fa così sempre più lontana e dopo la minaccia di scesa in campo da parte dell'Egitto, si preparano nuovi scontri. L'intervento dichiarato da al-Sisi risuona come una doppia minaccia rivolta al Governo libico, ma anche alle forze in campo Turche, che poche ore prima avevano chiesto ad Haftar di ritirarsi da Sirte. Si disegna così la linea rossa con da un lato il Governo riconosciuto dalla comunità internazionale e l'alleato turco e dall'altro lato l'Egitto, in campo assieme al generale ribelle Haftar. Tra scontri e minacce, intanto continuano i tentativi di mediazione della Lega Araba. mediazione che però sembra ancora lontana dopo il rifiuto del Governo di Tripoli di prendere parte alla riunione convocata dall’Egitto.