Oggi io ho una famiglia, ho una casa, ho una cittadinanza americana e quindi di fatto ho smesso di fuggire fisicamente. Ma da qualche parte nella mia mente l'esperienza del rifugiato continua a vivere. E so che questo vale anche per molti altri rifugiati con cui ho parlato o di cui ho letto. Cioè non hanno mai smesso di sentirsi mentalmente dei rifugiati. Molti pensano, continuano a considerare la possibilità che un giorno tutto ciò che hanno imparato a dare per scontato possa sparire, perché è già successo in passato. E quindi io nella mia vita mi sento sempre preparato, in qualche modo, a lasciare il Paese in circostanze estreme. È una mentalità che risponde all'istinto di mettere me e la mia famiglia al sicuro, ma che mi consente anche di provare una forte empatia per i rifugiati e questo è un sentimento che io voglio coltivare.