Promesse, minacce, caos e colpi di scena, nell'America di Trump non ci si annoia. Il presidente annuncia una tariffa aggiuntiva del 50% contro la Cina, si arriverebbe così al 104%, se Pechino non cancellerà il contro dazio del 34%. I negoziati commerciali con la Repubblica Popolare sono congelati fin da ora, vanno avanti invece quelli con tutti gli altri paesi colpiti dalla raffica di dazi annunciata il 2/4. Qualcuno come il Giappone chiama Trump e invia dei negoziatori. Qualcun altro come il premier israeliano bussa alla porta della Casa Bianca. Netanyahu porta in dono la cancellazione di tutte le tariffe e le barriere commerciali con gli Stati Uniti. Trump, che aveva imposto contro Israele un dazio del 17%, ringrazia ma non fa promesse e invita gli altri paesi a cercare un accordo. Non preoccupa che i dazi possano spingere qualche alleato nelle braccia della Cina dice Trump che sull'UE ribadisce creata per danneggiarci smentita di nuovo l'ipotesi di congelare temporaneamente le tariffe. La notizia era circolata per alcuni minuti scatenando l'effimera euforia delle borse. Niente da fare Washington tira dritto, nonostante le perplessità di alcuni dei collaboratori del Presidente. Per Trump l'incontro con Netanyahu è anche l'occasione per affrontare altri temi in primo piano. Si lavora a un nuovo accordo per la liberazione degli ostaggi israeliani. Serviranno anni per ricostruire Gaza, dice il presidente, che ribadisce l'ipotesi di ricollocare gli abitanti della Striscia. E sul nucleare iraniano annuncia colloqui diretti con Teheran a partire da sabato. .