Nessuno ha bisogno di un conflitto nucleare, ma l'invasione ucraina nella regione russa di Kursk potrebbe essere un prerequisito. Dmitry Medvedev, fedelissimo di Vladimir Putin, torna a minacciare l'atomica anche se il suo ultimo messaggio social appare leggermente più pacato rispetto ai precedenti, come se il tentativo diplomatico di dialogo possano essere con invito a Mosca al prossimo vertice di Pace annunciato per novembre da Zelensky ufficializzi una timida apertura almeno verbale sia da parte dell'Ucraina che della Russia. Dietro la decisione di Kiev c'è probabilmente l'incontro tra Washington e Londra? Con Biden e Stramer che rilanciano il ferro sostegno a Zelensky ma prendono tempo sull'uso dei missili a lungo raggio in territorio russo. Il premier britannico al termine dell'incontro alla Casa Bianca, spiega che le discussioni sul tema continueranno con un gruppo più ampio di interlocutori all'assemblea generale delle Nazioni Unite in programma a fine mese, anche perché il presidente americano consapevole che l'argomento è spinoso nella corsa alla Casa Bianca, tra la sua vice Kamala Harris, Donald Trump e nonostante le pressioni ucraine ha preferito non cambiare la politica di Washington sul tema definendo estremamente pericolose le minaccia di Putin di giovedì scorso contro l'alleanza Atlantica, quando il Cremlino ha affermato che i missili contro la Russia sancirebbero in sintesi l'ingresso della NATO nel conflitto. È Stoltenberg, segretario della NATO, a lanciare però critiche sulla strategia pro bellica dell'Alleanza. Certo che se le armi fossero state concesse a Kiev prima dell'invasione russa, la guerra non sarebbe mai iniziata. Parole che cadono nel vuoto della realtà sul campo dove anche in queste ore si contano vittime nella regione di Zaporizhia, mentre l'attacco notturno di 70 droni contro l'Ucraina sarebbe stato neutralizzato dalla contra-aerea di Kiev.