Dopo il primo passo indietro, Mosca ci ripensa e rientra nell'accordo sul grano, siglato a luglio, con l'obiettivo di trasportare milioni di tonnellate di cereali verso i paesi più bisognosi. Un ripensamento accompagnato però dalla minaccia. La Russia si riserva il diritto di lasciare l'accordo nel caso di nuove violazioni da parte di Kiev, avverte infatti Vladimir Putin, che dall'altro l'altro, però, assicura il suo impegno nel continuare a consegnare il grano alle nazioni più povere, anche qualora dovesse decidere nuovamente di ritirarsi dall'accordo. E mentre otto navi si preparano a ripartire dai porti dell'Ucraina, Washington avverte di una sempre maggiore preoccupazione riguardo all'uso di armi nucleari da parte della Russia, nonostante assicuri non ci sia ancora nessun segnale di minaccia imminente. Altra minaccia invece è quella della Corea del Nord che secondo gli Stati Uniti starebbe fornendo all'invasore una quantità significativa di proiettili d'artiglieria. D'altro canto però Mosca si difende e rassicura: "La nostra priorità è quella di evitare uno scontro tra potenze nucleari. Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta". Sul campo intanto le forze di terra ucraine stanno costruendo un sistema di difesa multilivello intorno alla capitale, proprio per proteggerla da una possibile nuova offensiva. Mentre sul territorio si scoprono nuovi campi di tortura, 23 a Kharkiv, tre a Kherson e uno a Donetsk. Una guerra che spaventa chi è coinvolto e i paesi confinanti, per la minaccia militare e per quella migratoria. Il governo polacco infatti ha iniziato a costruire una recinzione di filo spinato al confine russo di Kaliningrad, proprio per prevenire ingressi illegali tutti insieme, le spie del Cremlino, come i disertori, i rifugiati, o i dissidenti, la guerra non fa distinzioni.