Un fischio di sirena annuncia la partenza della nave Razoni. Il cargo battente bandiera della Sierra Leone, lascia il porto di Odessa. È il primo dal 24 febbraio, quando è iniziata la guerra. Nella stiva porta 26.527 tonnellate di mais. L'emozione di uno dei membri dell'equipaggio. Destinazione il porto di Tripoli in Libano. Ma prima, dopo aver navigato 30 ore e percorso 340 miglia nautiche, varcato lo Stretto del Bosforo, farà tappa ad Istanbul, dove sarà ispezionato. Lungo il suo tragitto la Razoni sarà tracciata costantemente con il GPS, via satellite e con droni che garantiranno la sicurezza del viaggio. Lo sblocco dei porti fornirà all'economia ucraina almeno un miliardo di dollari di entrate in valuta estera, scrive, sul suo profilo Facebook, il Ministro delle Infrastrutture di Kiev, Oleksandr Kubrakov. Ma soprattutto darà sollievo a quei Paesi, dal Nord Africa al Medio Oriente e l'Asia, che dipendono dai cereali ucraini. Da Bruxelles, il portavoce della Commissione Europea commenta: è un primo passo verso l'attenuazione della crisi alimentare. Mosca parla di fatto molto positivo. Il Ministro degli Esteri di Kiev dice: questo è il giorno del sollievo per il mondo. Mentre la Turchia spera di poter riaprire le porte dei Dardanelli anche alle navi russe. Ankara è stata promotrice dell'intesa siglata il 22 luglio per sbloccare i porti sul Mar Nero. L'Ucraina è il quarto esportatore al mondo di grano e mais. Nei suoi depositi, per mesi, sono rimaste ferme 25 milioni di tonnellate di questi cereali. Ora la speranza è ritornare ad un ritmo di 5 milioni di tonnellate esportate ogni mese.