Erano passati quasi due mesi dall'ultimo attacco subito da Kiev, per l'esattezza 51 giorni senza che gli abitanti della capitale sentissero l'eco delle sirene risuonare in città. Una pausa cessata nelle prime ore di una giornata che è stata segnata da un numero di attacchi pesantissimi, come da giorni non si vedevano, che hanno colpito diverse città del paese. Raid che hanno avuto come bersaglio, nonostante i proclami russi, che parlano di obiettivi militari, soprattutto civili, ancora una volta. A Uman l'attacco più grave, a essere danneggiati diversi condomini in un centro residenziale nella parte centrale del paese, si contano decine di morti. Altro attacco a Dnipro, tra gli altri sono morti una donna e la figlia di tre anni. A sua volta Mosca denuncia attacchi ucraini su Donetsk, a essere colpito sarebbe stato un pullman, tra le vittime ci sarebbe anche un bambino. Notizie che Kiev smentisce, anche se si rincorrono voci, sempre più insistenti, di una imminente controffensiva possibile grazie alle armi messa a disposizione dalla NATO e dai Paesi alleati, una prospettiva che non può di certo lasciare tranquillo Vladimir Putin, che nelle scorse ore ha alzato ulteriormente il tiro: "Le quattro regioni dell'Ucraina annesse da Mosca", ha detto in un intervento a San Pietroburgo, "sono terre storiche russe e i loro abitanti parte del nostro popolo". Questo nel giorno in cui ha firmato una legge per inasprire, fino all'ergastolo, la pena per chi viene riconosciuto colpevole di alto tradimento. Insomma la prospettiva per sedersi attorno a un tavolo e aprire dei colloqui di pace non è mai sembrata così lontana.