Mentre Zelensky riferisce di un'ottima telefonata con Donald Trump, nella quale avrebbero concordato di mantenere uno stretto dialogo per raggiungere una pace giusta, Vladimir Putin è ancora l'unico tra i leader mondiali a non essersi congratulato, ne formalmente ne informalmente con il presidente eletto degli Stati Uniti, che per il ministero degli esteri sono un Paese ostile, direttamente o indirettamente coinvolto in una guerra contro la Russia. In ogni caso da Mosca ribadiscono nel voler raggiungere tutti gli obiettivi dell'operazione militare speciale in Ucraina e cioè il ritiro ucraino dalle 4 regioni parzialmente occupate dai russi e la garanzia che Kiev non entri nella NATO, con la sostituzione del Governo Zelensky che per i russi è nazista, terrorista e controllato da poteri esterni, a parlare è l'ex ministro della difesa Shoigu, ora a capo del Consiglio di sicurezza, fedelissimo di Putin da 20anni. Adesso che la situazione sul campo di battaglia non è favorevole per Kiev, l'occidente si trova di fronte a una scelta: continuare a finanziare la distruzione della popolazione Ucraina o riconosce la realtà attuale e negoziare. Intanto sul campo Mosca rivendica la conquista di altri due villaggi in Donbass e nella regione l'avanzata russa non è mai stata così rapida come da agosto ad oggi, nella notte poi è arrivato l'ennesimo attacco dei droni russi su Kiev con danni a un condominio, incendi e feriti in sei distretto della capitale. L'amministrazione Biden starebbe pensando di accelerare l'invio del pacchetto di aiuti militari già approvati per spedirlo prima dell'insediamento del nuovo presidente il 20 gennaio, un tentativo in extremis di aiutare l'esercito ucraino prima dell'arrivo di Trump, che durante la campagna elettorale definì Zelensky il più grande venditore della storia per la sua capacità di ottenere miliardi di aiuti ad ogni visita negli Stati Uniti, le cose in futuro verosimilmente cambieranno.