Dopo quasi quattro mesi l'Unione Europea riapre parzialmente le sue frontiere esterne, dopo l'accordo trovato dalle 27 capitali su una lista di 15 Paesi che mostrano una situazione epidemiologica simile o migliore di quella media europea e prevedono adeguate misure di prevenzione contenimento della pandemia. Si va dal Canada all'Australia, dal Giappone alla Thailandia, dall'Algeria alla Serbia. Sì anche alla Cina, purché Pechino garantisca reciprocità come gli altri. Per tutto il resto del mondo viene invece prorogato il bando ai viaggi considerati non essenziali, dunque, ad esempio, non sarà possibile spostarsi dai e per Stati Uniti, Russia, India, Brasile. Se non per categorie specifiche, come i diplomatici o personale sanitario. La lista dei Paesi verso cui riaprire i confini sarà comunque aggiornato ogni due settimane, in base alla situazione sanitaria e in caso di improvvisi peggioramenti potrebbero anche essere previste nuove chiusure. L'accordo trovato a livello europeo non è comunque, per la verità, vincolante, essendo, quella delle frontiere una competenza esclusivamente nazionale. Serve però ai paesi Schengen per coordinarsi ed evitare il caos all'interno dello spazio europeo, di libera circolazione, ma per questo ai singoli Stati Membri resta comunque la facoltà di applicare ulteriori restrizioni. L’Italia ad esempio, secondo quanto comunicato dal ministro della salute, Speranza, manterrà la quarantena obbligatoria di due settimane per tutti coloro che arriveranno dai paesi extra europei, adesso ammessi.