Con queste parole Nicolas Maduro giura per la terza volta da Presidente scandendo "Il Venezuela non si colonizza ne si domina, né con la diplomazia del bastone né con quella della carota". Ma a fare da contraltare alle sue parole lo sparuto gruppuscolo di sostenitori radunati di fronte al palazzo legislativo poco più di un capannello che neanche la televisione nazionale è riuscita a ingigantire per sottolineare il sostegno popolare al terzo mandato al successore di Hugo Chavez e se c'è un'immagine che descrive la situazione politica del Venezuela ebbene è proprio nel confronto tra le decine di supporter maduriani e le migliaia di manifestanti scesi in piazza per sostenere il Leader dell'opposizione Maria Corina Machado tornata in pubblico dopo sei mesi di assenza. C'è stato anche un giallo su un suo presunto arresto smentito dalle autorità di Caracas anche se poi la stessa Machado è riapparsa in un video per rassicurare sulle sue condizioni di salute, sconfessando però la smentita ufficiale: "Il mio cuore è con il venezuelano che è stato ferito da un proiettile quando le forze repressive del regime mi hanno arrestato, ora sono in un luogo sicuro, più determinata che prima ad andare con voi fino in fondo", ha detto in un post. Più che altra notizia che contrariamente a sei mesi fa non si sono verificati scontri. Machado però ha promesso di combattere ancora, la rielezione di Maduro del resto è avvenuta in un contesto che gran parte della comunità internazionale tra cui l'ONU, ha definito illegale ed è riconosciuta da una minoranza di Paesi, tra cui spicca la Russia. Nessuna prova è stata portata a sostegno del risultato finale mentre l'Opposizione continua a sostenere che siano stati effettuati pesanti brogli. A dimostrazione di un clima a un passo dalla guerra civile la decisione del Governo di chiudere i confini con la Colombia per tre giorni: "Abbiamo informazioni su un complotto internazionale per disturbare la pace dei venezuelani" hanno dichiarato le autorità locali.