La tensione continua a crescere sia dentro che fuori il Venezuela. Per le vie di Caracas, dove infuriano gli scontri, sale il numero delle vittime. Maduro resiste e si mostra in tv con un gruppo di soldati. Dalla base di Fuerte Tiuna passa all'offensiva, mostrando che il suo potere è ancora saldo. In tenuta militare e a reti unificate di fronte a 4.500 soldati in parata dice: “Siamo nel bel mezzo della lotta, il morale deve essere al massimo per disarmare i traditori”. Poco prima il Tribunale aveva spiccato un ordine di cattura nei confronti di Lopez, leader dell'opposizione venezuelano, per avere violato gli arresti domiciliari. Liberato il 30 Aprile dai militari fedeli a Juan Guaidó, Lopez che stava scontando una condanna di 13 anni agli arresti domiciliari, è da allora ospite dell’ambasciata spagnola. Il Governo di Madrid ha detto che non intende consegnarlo alla giustizia venezuelana. L'esercito ha un ruolo centrale nel potere di questo Paese, lo sa bene anche l'oppositore Guaidó, la cui leadership è stata riconosciuta dagli Stati Uniti, dall'Unione europea e da una cinquantina di Stati. Per questo lancia un appello a manifestare pacificamente sabato davanti alle caserme, per chiedere che i militari abbandonino il Presidente Maduro. Intanto il Vescovo della diocesi di San Cristobal, denuncia l’irruzione in una Chiesa durante la messa da parte di una quarantina di militari della Guardia nazionale, che hanno lanciato lacrimogeni tra i fedeli. Questo caos preoccupa e divide la comunità internazionale. Trump ancora una volta sottolinea che la brutale repressione del popolo del Venezuela deve finire. Il Presidente americano auspica una transizione pacifica, senza escludere però l'opzione militare. Dall'altra parte la Russia minaccia gravi conseguenze, nel caso di un intervento americano. Mosca smentisce la versione del segretario di Stato Pompeo, secondo il quale Maduro, già pronto ad imbarcarsi su un aereo per lasciare il Paese, sarebbe stato trattenuto solo dall'intervento russo.