Noi europei abbiamo un piano, dice Ursula von der Leyen alla platea del World economic forum di Davos. Un piano industriale "Green deal" per far fronte alla concorrenza degli Stati Uniti e di quell'Inflation reduction act voluto dall'amministrazione Biden, che mette sul piatto 380 miliardi di dollari in sostanziali aiuti alle imprese e agli investimenti. Il rischio per l'Europa è quello di vedere penalizzate le proprie aziende o, peggio, una fuga a investire oltreoceano per usufruire dei finanziamenti americani. Bruxelles è allora pronta ad allentare le briglie degli aiuti di Stato, anche se il rischio è creare enormi squilibri tra quei Paesi membri che hanno margini di manovra - Germania in testa - e chi - come l'Italia - ha problemi di bilancio e resterebbe inevitabilmente indietro. L'asticella allora si alza e l'obiettivo è quello di un vero e proprio piano industriale europeo per aiutare gli investimenti privati, sempre nella direzione del Green deal. Sarà basato su quattro pilastri: regole, competenze, commercio ma soprattutto finanziamenti, con un fondo sovranità che sarà presentato entro l'anno e di importo ancora da svelare. Ma nel mirino di Bruxelles non c'è solo Washington. Ursula Von der Leyen punta il dito anche contro la Cina, atteggiamento aggressivo di Pechino, le sue politiche industriali e commerciali definite sleali e su cui L'Europa è pronta ad aprire inchieste. Accuse che non scalfiscono il vicepremier cinese Liu He, unico rappresentante di Pechino a Davos. Continueremo a supportare il privato, impossibile tornare all'economia pianificata, dice. Continueremo ad aprirci al mondo, ai turisti e, soprattutto, agli investimenti stranieri.