La prossima settimana ripartono le navi per l'Albania. Ma già sono ripartite le polemiche sulle misure per l'immigrazione del Governo Meloni, una questione che intreccia politica e giustizia. Un groviglio intricato, a maggior ragione dopo la decisione della Corte di Bologna di rimandare ai giudici europei la valutazione sul Decreto Albania, quello che definisce quali sono i Paesi considerati sicuri per il rimpatrio. La maggioranza è insorta contro la decisione della Corte bolognese. Il Presidente delle Camere penali italiane, Francesco Petrelli, però ribatte: è impossibile cogliere in quella scelta, ricordiamolo di interlocuzione pregiudiziale con la Corte di Giustizia europea, un attacco alla politica. Maggioranza e governo, intanto, difendono senza incertezze l'accordo con l'Albania: una misura innovativa, dicono da Fratelli d'Italia. Forza Italia sottolinea: "Io dico che quello dell'Albania non è un lager e non è neanche un luogo in cui si umilia l'immigrato. È un tentativo che va di pari passo con 450mila immigrati che arriveranno regolari nei prossimi tre anni in Italia". Le opposizioni puntano il dito soprattutto contro la spesa, ritenuta esagerata. Soldi che per il segretario di +Europa, Riccardo Magi, potrebbero essere spesi decisamente meglio: "Sono delle spese che non solo vengono fatte in un momento in cui si ha difficoltà a trovare le risorse per gli straordinari degli agenti di polizia, ma che vengono fatte per una impresa che, a mio avviso e conosco abbastanza bene le procedure relative alle richieste di asilo e al trattamento delle persone che richiedono asilo, è un'impresa completamente illegittima".