Il calendario della crisi di governo

08 dic 2016
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Sulla destra del teleschermo state vedendo il calendario delle consultazioni. Quello parte oggi. Noi siamo andati nel 2007 per vedere che cosa può accadere e come può influenzare la data del voto. Naturalmente tutti aspettano il verdetto della Consulta sull’Italicum: il 24 gennaio è la data segnata in rosso sui calendari di tutti quanti i politici italiani. Ma su quello personale di Renzi ieri alcuni retroscena dicevano che ci sono tre cerchi rossi. Renzi vorrebbe andare al voto con una certa celerità e anzi questo 24 gennaio sembrerebbe rallentare i suoi progetti. Avrebbe segnato tre date: 19 marzo, 26 marzo e 2 aprile, tre date buone per andare al voto. C’è un problema, se non altro di bon ton istituzionale. C’è un’altra data sul calendario e questa è fissa. Il 25 marzo c’è il vertice a Roma per il sessantesimo anniversario del Trattato di Roma, il trattato istitutivo della CEE. Ebbene, far cadere quest’evento, che ospiterà naturalmente leader europei, esattamente il giorno prima di un voto politico che si annuncia piuttosto teso, potrebbe non essere il massimo, dal punto di vista anche dell’immagine e dell’accoglienza. Ma tant’è, vedremo se ne terremo conto. Un’altra data, dal punto di vista internazionale, importante è quella del 26 maggio. Si apre a Taormina un G7 a presidenza italiana e, insomma, l’Italia vorrebbe andarci con un Presidente del Consiglio probabilmente legittimato, forte. Ci sono poi due date ignote, due punti interrogativi. Si parlava prima della prudenza di Forza Italia rispetto al voto. Berlusconi vorrebbe essere un capolista di questa tornata elettorale, vorrebbe tornare a convogliare voti, e sta aspettando che la Corte di Strasburgo scongeli la sua candidabilità o meno. C’è un’altra data col punto interrogativo: a seconda di quando si voterà si potrebbe o meno tenere il congresso del Partito Democratico, che è sicuramente un appuntamento cruciale per le sorti di un partito – lo abbiamo visto anche ieri – completamente spaccato. È probabile che il congresso del PD si celebri se si andasse a votare in autunno ed è probabile che si voti in autunno se teniamo conto dell’ultima data che abbiamo segnato sul calendario, questo fatidico 15 settembre, quando scatta il diritto alla pensione per 417 deputati e 191 senatori di prima nomina. Insomma, se fossero i numeri di una maggioranza, potrebbero tranquillamente governare per una legislatura, perché l’avrebbero sia alla Camera che al Senato.

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