Cinque ore di faccia a faccia non hanno ridotto le distanze sulla manovra fra CGIL, UIL e il Governo coi due leader Landini e Bombardieri che hanno regalato alla premier a inizio incontro uno, il libro dal titolo Uomo in rivolta, l'altro una calcolatrice. Dunque, lo sciopero generale del 29 novembre è confermato e Giorgia Meloni che per la durata di questo incontro si è collegata solo in video con il comizio in sostegno della candidata del centrodestra in Emilia Romagna, osserva. "Colgo l'occasione per chiedere a quei sindacati che hanno convocato uno sciopero generale contro la manovra e il Governo e in particolare, a quelli che invocano la rivolta sociale contro il Governo, con toni che non hanno precedenti nella storia sindacale, come mai abbiano indetto lo sciopero generale oggi ma non lo abbiano fatto quando il tasso di disoccupazione era doppio di quello di oggi, quando i governi di sinistra invece di chiedere alle banche un contributo per aiutare a pagare i provvedimenti a favore dei lavoratori come abbiamo fatto noi, usavano invece dei soldi dei cittadini e dei lavoratori per salvare le banche. Non ho avuto risposta". A Palazzo Chigi, c'erano 12 sigle; le diverse posizioni sulla manovra mostrano le divisioni tra i sindacati. "Non c'è alcuna disponibilità e alcuna apertura. Questi hanno confermato. Quindi, quelli che continuano a pagare sono i lavoratori dipendenti, i pensionati, sono i giovani precari. E su questa base, per quello che ci riguarda, è assolutamente riconfermata la ragione dello sciopero generale del 29 e la necessità di invertire questa tendenza non più accettabile". "Non è secondo noi una manovra da sciopero generale proprio perché ci sono provvedimenti che vanno nella direzione di sostenere i redditi da lavoro dipendente, da pensione, si sostengono le famiglie, si mobilitano risorse importanti anche per assicurare il diritto alla contrattazione nei settori pubblici".