La corsa al Colle per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica passa giocoforza per Palazzo Chigi. Lì dove Mario Draghi sembra essere prigioniero di un paradosso: è il nome capace di unire quasi tutti per il Colle ma è anche quello che rischia di spaccare la maggioranza se non ci fosse più lui a guidare il Governo. La carta Mattarella in chiave rielezione sembra non essere più nel mazzo ma è stato lo stesso Presidente a fare nel suo discorso di fine anno una sorta di identikit del suo successore: il Capo dello Stato deve essere super partes, spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente del bene comune. Un profilo che secondo Forza Italia risponde senza dubbio a quello di Silvio Berlusconi: per Mariastella Gelmini, che non vede alternative a Draghi a Palazzo Chigi, quella del Presidente di Forza Italia è una candidatura che pacificherebbe il Paese. I due corni del problema, Quirinale e Chigi, per dirla con le parole del Segretario PD Letta, vanno affrontati insieme. Il 2022 è l'anno della messa a terra del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un anno ancora di lotta ad una pandemia feroce. La scadenza della legislatura è nel 2023. Per il Partito Democratico il metodo dell'unità nazionale, che ha portato alla nascita del Governo Draghi, è quello da seguire per trovare l'accordo sul Quirinale. Lega e Fratelli d'Italia hanno detto espressamente "no" al bis dell'attuale Capo dello Stato: Salvini vuole un tavolo con tutti i leader, Giorgia Meloni invece vuole le elezioni anticipate. Senza Draghi a Palazzo Chigi la Lega potrebbe sfilarsi più facilmente dalla maggioranza raggiungendo la Meloni sui banchi dell'opposizione. Intanto fuori dal Parlamento alcune personalità femminili, da Dacia Maraini a Fiorella Mannoia, hanno lanciato un appello: "È tempo che il prossimo Presidente sia una donna". Martedì è attesa la comunicazione della data per la prima votazione come annunciato dallo stesso Presidente della Camera Fico. Dovrebbe essere a fine gennaio, probabilmente il 24, e bisognerà anche fare i conti con la pandemia, visto che al 30 dicembre erano una trentina i deputati a casa, bloccati dal virus. Un virus che potrebbe cambiare anche le modalità di voto per il Presidente della Repubblica. Si ragiona sulla possibilità di tenere un solo scrutinio al giorno e anche su soluzioni alternative agli storici catafalchi, le cabine elettorali dove si deciderà il nome del prossimo inquilino del Colle.