Una lunga giornata, ad analizzare soprattutto i tempi di reazione del PD e del Movimento 5 Stelle in attesa di capire quale sarà lo scenario definitivo. Una giornata che, al tempo stesso, ha forse registrato il taglio finale col passato dopo l'addio dei renziani. Duro, infatti, il commento del segretario Dem Zingaretti che ha sottolineato l'inaffidabilità politica d'Italia viva, che ha messo in evidenza lo stesso Zingaretti, mina la stabilità in qualsiasi scenario si possa immaginare. Sulle valutazioni generali e sempre dal fronte Dem, da registrare anche l'analisi di Dario Franceschini, che prima invitava a non vergognarsi della ricerca di una maggioranza in aula poi suggeriva la via della trasparenza. Bisogna cercare i responsabili alla luce del sole, la conclusione del capo delegazione Pd. La partita dei cosiddetti responsabili, insomma, è aperta. Spuntano i primi costruttori, dal PSI pronti a sostenere il Premier. Maraio e Nencini, con quest'ultimo sotto i riflettori perché proprio a Renzi ha prestato nel 2019 il simbolo del PSI per formare il gruppo al Senato e quindi un possibile voto che può essere fondamentale per la maggioranza. dall'altra parte, sono arrivate anche le reazioni dell'alleato pentastellato. Il Movimento 5 stelle, fa quadrato intorno al premier, tra ordini di scuderia e strategia sotto traccia, per ora si chiarisce un punto, che alternative a Conte per i 5 Stelle non ce ne sono. Di Maio non usa mezzi termini. Oggi il Presidente del Consiglio è una figura cruciale di questa maggioranza. In questo momento, ha spiegato il titolare della Farnesina, non vedo altre opzioni percorribili. Intanto dall'altra parte della barricata, Matteo Renzi, tira dritto. Voteremo lo scostamento, non la fiducia, dice il leader di Italia Viva. Renzi insiste sul Mes e chiude, "se Conte non ha i numeri, si fa un altro Governo e la democrazia parlamentare" e annuncia che martedì in Senato parlerà l'ex Ministro Bellanova.