Mario Draghi ha indicato la strada, ora sta ai partiti decidere se seguirla. A questo punto non c'è altra via, se si vuole andare avanti insieme. Tanto sull'Ucraina quanto sul disegno di legge concorrenza, che giace da settimana in Senato a causa del mancato accordo sui balneari reclamato da Lega e Forza Italia. Il timing delle riforme però impone di approvare la nuova disciplina sulla concorrenza in tempi rapidissimi perché è una delle chiavi che apre il forziere del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ecco la scelta di autorizzare la fiducia se necessario. Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Azione annunciano che voteranno convintamente il testo se sarà richiesta la conta. Lega e Forza Italia però non mollano e continuano a prendere tempo. Siamo ottimisti, scrivono i capigruppo Romeo e Bernini, che si possa trovare un accordo positivo su un tema che peraltro non rientra, sottolineano, negli accordi economici del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nel partito di Berlusconi però va segnalato che non tutti sono allineati, i Ministri Brunetta e Gelmini sposano infatti in pieno la linea della celerità del Presidente del Consiglio. L'impressione è che a Palazzo Chigi abbiano rotto gli indugi dopo un'altra giornata fatta di distinguo e differenziazioni su temi cardine come per esempio il sostegno anche militare all'Ucraina. Draghi, in aula, ha ribadito che l'Italia farà la sua parte su tutti i fronti nel solco degli accordi presi. La Lega con Salvini si è staccata dicendo chiaramente basta armi. Il Movimento 5 Stelle ha poi reiterato la richiesta di un nuovo voto per un nuovo indirizzo sulla politica estera prima del Consiglio Europeo di fine maggio. Fine maggio proprio quando il Presidente del Consiglio vorrebbe portare a casa la riforma della concorrenza senza se e senza ma, quasi certamente con il voto di fiducia.